
Sono Franca Vannini, portavoce della Comunità
Foce del Tevere. Faccio mie le parole di qualche giorno fa scritte da un
intellettuale del nostro Municipio che Nuova Ostia e l’Idroscalo li amano,
Giorgio Jorio, cittadino “onorario” di questo lembo della Capitale. Ricordava
come questa parte della città era definita da Pasolini la periferia della
periferie, una definizione attuale anche oggi. Ci associamo alle sue parole
perché non possiamo che dare un giudizio severamente critico sulle gravi
responsabilità politiche del centro sinistra per lo stato di abbandono, di
degrado etico e sociale e di desertificazione culturale in cui versa Nuova
Ostia e l’Idroscalo. Responsabilità che iniziano dalla seconda metà degli anni
‘80 dopo la morte di Petroselli. Da quegli anni infatti Nuova Ostia e ancora di
più l’Idroscalo sono stati progressivamente dimenticati sino alla completa
“rimozione” dalla mappa degli interventi politici di risanamento delle
periferie. Ma negli ultimi anni s’è fatto anche di peggio ad opera del PD e
dagli alleati di SEL. Non solo lo stato di abbandono è da criticare aspramente
ma anche le poche azioni “politiche” che hanno messo in atto. Da condannare è
l’appoggio politico dato a un gruppo di operatori socio culturali che hanno
messo fine al progetto Pasoliniano di Affabulazione trasformando un BENE COMUNE
in un luogo del privato sociale dove affluiscono spesso per via diretta e senza
bando finanziamenti pubblici, anche se il luogo è non più un presidio come era
ma un luogo occupato abusivamente per gli interessi di un piccolo gruppo di
operatori che fruiscono anche delle utenze (luce, acqua e gas) a carico della
comunità e chiedono una quota esosa per l’AFFITTO(!) degli spazi agli artisti e
ai cittadini che ne chiedono l’uso. E ancora più intollerabili sono quelle
azioni fatte ultimamente in nome di una proclamata “legalità” contro lo Skate e
la Femus
portata avanti in modo indiscriminato, ma purtroppo mirato, che hanno colpito
due dei più vitali luoghi di incontro di cultura e socialità della “nostra”
zona diseredata procedendo in uno sgombero forzoso anziché trovare una
soluzione ai problemi di abusivismo. Il centro di Piazza Agrippa si trova nelle
stesse condizioni di occupazione abusiva della FEMUS, per non parlare dello
SKATE park (che era una eccellenza europea per il quale si poteva e doveva
trovare un luogo alternativo prima di fare lo sgombero che lo ha fatto
diventare una discarica. Decine anzi centinaia di bambini, di giovanissimi e di
cittadini sono stati privati dall’oggi al domani di un luogo che con lo sport,
la danza, la musica il canto e la palestra crescevano in civiltà lontani dalle
strade e dalla loro nociva influenza. Evidentemente esistono degli abusi di
serie A e di serie B, esiste cioè una legalità a corrente alternata, figli e figliastri.
L’Idroscalo è sempre stato considerato meno di un figliastro. Da anni chiediamo
di poter portare avanti un progetto di riqualificazione dell’area dentro un
processo di legalità, nel rispetto delle norme e dei regolamenti, che non ci
viene concesso nonostante gli enti tecnici abbiano dato parere positivo. Quindi
il problema è la non volontà politica, che vuole governare solo attraverso lo
strumento dello sgombero di un’intera comunità, cancellando così la vergogna di
una politica colpevolmente assente da 60 anni in quell’area. Come diceva Marx
la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda
come farsa. La tragedia è stata l’abusivismo di necessità degli anni ’50 e ‘60,
la farsa è quella di negare la precisa volontà del potere di operare una
disgregazione sociale in nome della legalità. Le parole non fanno figli e in
questo caso sono espressione della loro falsa coscienza. Per questo ogni giorno
continueremo la nostra lotta e saremo il loro contrappeso con iniziative dal
basso, per rivendicare i nostri diritti e soprattutto per ricordargli che i
doveri sono i nostri, i loro, di tutti. La legalità non è a senso unico.
Ostia
RispondiEliminaDolce promessa
non mantenuta.
Riposi
fra le braccia del mare
mentre a gran voce
il ricatto del fato
reclama i tuoi seni.
Nuda
come preghiera
recitata in segreto
da mani senza onore.
Dipinto di resina
e orchidee,
sabbia
e frumento,
severe Torri
a guardia
di un tesoro
sepolto dall'infamia.
S'erge la Rocca sul grano
vanto di secoli
che danzano su rovine pazienti.
Dolce menzogna
sulle tue labbra
mi perdo
quando al tramonto
attracca la sera
e una carezza di pace
torna a salvarmi.
Valeria