Roma finisce all’idroscalo di Ostia, dove ammazzarono Pasolini,
come disse Moravia – con “modalità squallide e atroci”,
battuto con un bastone e travolto dalle ruote della sua stessa auto.
Ho sempre pensato al destino di Pasolini come a una metafora
perfetta di come in Italia è stata uccisa la cultura,
aggredita da una banda di farabutti, bastonata e calpestata fino a romperle il cuore, poi
data in pasto agli sciacalli in cerca di scandali e infine ripudiata e sepolta
nel porcile dei nostri anni recenti.
Il prossimo 2 novembre saranno trentacinque anni da quella morte avvenuta
alla fine della civiltà, nell’ultimo lembo estremo della città eterna.
C’è un fotografo romano, Alessandro Serranò, che ha immortalato quei luoghi
così come ci appaiono oggi.
È un reportage sorprendente, dal titolo Grand Hotel Tevere che testimonia
dello squallore e della miseria, ma anche della malinconia e dell’estrema dignità
di coloro che sopravvivono nel riverbero della luce d’apocalisse che sembra
invadere quei luoghi, compressi tra enormi pozzanghere di pioggia,
cumuli di rifiuti ammassati in vicoli tetri di baracche, acqua ovunque,
acqua che non è vita, acqua che travolge, che si addentra dappertutto come una tenebra,
come una città che si fa mare.
Pasquale, Anna, Sebastiano, Laura, Charlie, sono i nomi delle creature umane che compaiono
in questi scatti.
Ho guardato le immagini bellissime di Serranò dopo aver letto i versi della grande poetessa
argentina Alejandra Pizarnik, versi che dicono: “lavoro con i miei occhi / costruendo /
riparando / ricostruendo / qualcosa di simile ad uno sguardo umano / ad una poesia d’uomo /
ad un canto lontano del bosco”.
Ecco, credo che non ci sia niente di meglio di questo per definire il lavoro fotografico
di Alessandro Serranò, l’importanza di questi scatti che provengono dal lato oscuro,
dal bosco, del nostro primo mondo.
Pubblichiamo la lettera della
Pubblichiamo la lettera della
Comunità Foce del Tevere, inviata
alla nostra redazione in risposta a questo
post di Andrea Pomella
Gentili direttori Antonio Padellaro e Peter Gomez,
Gentili direttori Antonio Padellaro e Peter Gomez,
Abbiamo letto l’editoriale a firma di Andrea Pomella
dal titolo “Grand Hotel Tevere”.
Riteniamo che le affermazioni fatte dall’ autore siano
altamente lesive dell’immagine degli abitanti dell’Idroscalo, oltre ad essere false.
E’ falso che gli abitanti dell’Idroscalo vivano “compressi tra enormi pozzanghere di pioggia”.
Gli allagamenti (che ci sono solo nelle giornate di forte pioggia) sono dovuti alle acque
meteoriche per la mancata manutenzione delle caditoie e dei tombini stradali in manutenzione
al Comune di Roma, che più volte ha promesso gli interventi e non li ha mai eseguiti.
Ricordiamo, per chi Roma la conosce veramente, che tutta la Capitale si allaga a causa
dei problemi dello smaltimento delle acqua chiare e dunque non solo l’Idroscalo di Ostia.
E’ falso che gli abitanti dell’Idroscalo vivano tra cumuli di rifiuti ammassati
in vicoli tetri di baracche.
L’Idroscalo di Ostia è più pulito di molti quartieri “c.d. bene” di Roma.
Per altro è altamente lesiva della dignità degli abitanti dell’Idroscalo
la definizione delle abitazioni nei termini di “baracche”, così come le espressioni
“squallore, miseria, luce d’apocalisse”, che testimoniano la volontà di denigrare e
offendere un’intera comunità.
Così come è altamente lesiva l’espressione “creature umane”: gli abitanti dell’Idroscalo
non sono animali da circo o una specie in estinzione.Avendo letto anche i commenti
che sono stati fatti sul vostro sito, ci sentiamo di concordare pienamente con chi ha scritto che se
“l’autore del pezzo conoscesse la realtà dell’Idroscalo non avrebbe recensito in questo modo
le “illustrazioni” in questione, realizzate in post produzione al solo scopo di tentare un sensazionalismo”
sulla nostra pelle, quella di una Comunità che dal 23 Febbraio 2010 combatte una battaglia
di trasparenza amministrativa, di legalità e di partecipazione che non ha eguali sul territorio di Roma,
contro un’amministrazione comunale che ha commesso gravissime irregolarità e di cui nessuno parla.
Evidentemente, siamo costretti anche a combattere contro l’ignoranza di coloro
che parlano dell’Idroscalo di Ostia (compreso giornalisti che dovrebbero fare informazione
e non disinformazione), senza averci mai messo piede o con il solo scopo di fare speculazione
mediatica su un luogo comune “datato” , mentre nasconde la vera fotografia della nostra realtà.
Siamo molto stanchi di queste bieche strumentalizzazioni, spacciate per editoriali di
cultura ed informazione.
Come già accaduto nel caso dell’articolo de Il Tempo chiediamo la pubblicazione integrale
della presente sul quotidiano elettronico in quanto l’articolo pubblicato viola
i seguenti art Della Carta dei Diritti della Comunicazione
(art. 1, art. 7, art. 8, art. 11, art. 13).
In caso contrario valuteremo le azioni legali da intraprendere.
Distinti saluti
Franca Vannini
Portavoce
Comunità Foce del Tevere
Segue la replica di Andrea Pomella, autore del post
Gentile Franca Vannini,Le rispondo in merito alla sua lettera
In caso contrario valuteremo le azioni legali da intraprendere.
Distinti saluti
Franca Vannini
Portavoce
Comunità Foce del Tevere
Segue la replica di Andrea Pomella, autore del post
Gentile Franca Vannini,Le rispondo in merito alla sua lettera
di protesta inviata a seguito della pubblicazione del post dal titolo
Grand Hotel Tevere di cui sono autore.
Le assicuro che non era mia intenzione denigrare né tanto meno offendere
la comunità di cui lei è portavoce.
Se traspariva questo nel mio post è evidentemente colpa mia, che non ho saputo usare
le giuste parole per chiarire al meglio il proposito che animava il mio intervento.
Le mie parole andavano intese come commento agli scatti del fotografo e
alle qualità artistiche e di denuncia che secondo me possiedono quelle immagini.
Se c’era un secondo fine questo era semmai richiamare l’amministrazione comunale
a prestare maggiore attenzione ai problemi della comunità dell’Idroscalo.
Sono sinceramente dispiaciuto di aver ferito la vostra sensibilità, avendo a cuore i problemi
di questa città e dei suoi abitanti, dei quali faccio parte.
Pertanto, pur ribadendo la mia assoluta buona fede, non posso che chiedere scusa
a Lei e alle persone che rappresenta e a chiunque si sia sentito offeso dal mio post.
Un cordiale saluto,
Andrea Pomella
Un cordiale saluto,
Andrea Pomella
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